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Arte e Vesuvio
L’imponenza dei vulcani da sempre ha avuto un rapporto di amore e paura, e nello stesso tempo ha elargito fascino ed energia. In ogni epoca e luogo i vulcani hanno forgiato uomini e donne che sono stati costretti a vivere tra i rischi e pericoli del fuoco. Proprio perché cresciuti con i piedi sopra il magma, hanno costruito popoli e città, sfidando il destino e attingendo le risorse donate dai vulcani.
Il Vesuvio è uno dei vulcani più apprezzati al mondo, per la sua caratteristica posizione geografica, e dall’abbraccio scenografico a uno dei più bei golfi del pianeta.
Il Vesuvio, per le sue caratteristiche ha affascinato letterati e pittori di ogni epoca. Esso è stato teatro di tanti miti e leggende ed è stato fonte d’ispirazione di scrittori, artisti e viaggiatori.
Il nome Vesuvio deriva dal latino “Vesuvius”. Il monte è stato divinizzato da Ercole di cui la città di Ercolano prese il suo nome. Altri si rifanno alla mitologia e associano il Vesuvio al Dio Bacco, il dio dell’ebbrezza e del vino, ricollegando il tutto ai pregiati vigneti del vesuviano.
Dopo l’eruzione del 79 d.c. che distrusse Pompei ed Ercolano, si radicò l’idea che le eruzioni avvenissero a causa di una collera divina. Da quel momento in poi, secondo la cristianità, il Vesuvio era rappresentato come la bocca dell’inferno. Proprio all’accostamento del Vesuvio all’abitazione del diavolo, sono nate leggende che durante i secoli sono state tramandate. Il Vesuvio per i popoli che lo convivono è considerato fonte religiosa e spirito del magismo, una fusione “vulcanica” che rafforza e lenisce ogni paura.
Dal fascino del Vesuvio e dalle storie nate intorno alla sua potenza, tanti scrittori e pittori, hanno attinto linfa che ha tradotto in opere letterarie e pittoriche.
Goethe, durante il suo tour in Italia descrisse il Vesuvio scrivendo: “…Stavamo ad un balcone dell’ultimo piano, col Vesuvio proprio di fronte; la lava scorreva, e il sole essendo tramontato da un pezzo, si vedeva la corrente di fuoco rosseggiare, mentre la fiamma cominciava a inondare la nuvola di fumo che lo accompagnava…..Veder tutto questo d’un colpo d’occhio e, a completare lo spettacolo meraviglioso, la luna piena che sorgeva dietro le spalle della montagna, era ben cosa da farmi sbalordire”.
Non bisogna assolutamente dimenticare Giacomo Leopardi, che tracciò un parallelismo tra la forza della natura, il Vesuvio e l’uomo con la poesia “La Ginestra”. Un’ode frutto della fascinazione del poeta davanti alla maestosa montagna che definì “Lo sterminator Vesevo”, simbolo di coraggio e resistenza di fronte alla forza del fuoco.
“Qui sull’arida schiena/del formidabil monte/sterminator vesevo,/la qual null’altro allegra arbor né fiore,/tuoi cespi solitari intorno spargi,/odorata ginestra,/contenta dei deserti…/”
Altra scrittrice dall’anima complessa che ha tratto ispirazione dal vulcano è stata Emily Dickinson. Nonostante non abbia mai visto il Vesuvio dal vivo, ha celebrato il grande fascino esercitato dalla montagna in tutto il mondo, anche grazie alla moltitudine di narrativa che nei secoli ha accresciuto la popolarità del Vesuvio e del suo golfo.
Di artisti che hanno decantato e descritto il Vesuvio, ce ne sono davvero tanti. Scrittori e pittori hanno raffigurato quella sagoma ingombrante in ogni forma e stile.
Andy Warhol con lo stile che gli è stato proprio ha serigrafato il Vesuvio in ogni forma e posizione, scegliendo i colori vivaci che esaltano la potenza e la bellezza del vulcano.
Non dobbiamo dimenticare i pittori che con il Vesuvio hanno avuto un rapporto intimistico, come il Gemito, De Nittis, Burri, Tommaso Ruiz, ma ne sono tanti, perché tanta è l’opera realizzata osservando il Vesuvio.
Il Vesuvio fin dall’antica Pompei è stato raffigurato nelle sue forme e trasformazioni avvenute durante le tante eruzione avute luogo i secoli. Tra pittura e scrittura possediamo una grande raccolta di fatti ed eventi che hanno tracciato la vita di questo ingombrante “personaggio” che ancora oggi induce alla riflessione e alla creazione di nuovi capolavori.
Salvatore Formisano