- Categoria: Attualità
- Scritto da alla redazione
- Visite: 176
Napoli. Religioni e costruzione della pace nel Mediterraneo stamattina nell' Aula Magna Sezione San Luigi della PFTIM
Religioni e costruzione della pace nel Mediterraneo
Mercoledì 13 novembre 2024
Aula Magna Sezione San Luigi della PFTIM - Via F. Petrarca, 115 - 80122 Napoli
Tre donne di religione diversa a confronto sul tema della pace
Stamattina, presso l’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologia dell’Italia Meridionale (PFTIM) della sezione Luigi: Sihem Djebbi musulmana, Giuseppina De Simone cristiana e Tamar Elad-Appelbaum ebrea israeliana si sono incontrate per parlare di pace. L’intuizione è stata del vice-preside della Pftim padre Vincenzo Anselmo SJ, che ha voluto sottolineare l’unicità dell’evento: «Nel contesto attuale, caratterizzato da crescenti tensioni internazionali – ha detto padre Anselmo - proprio qui a Napoli abbiamo constatato che nel cuore delle grandi religioni monoteiste arde ancora un desiderio di pace e di fraternità».
Nel corso della tavola rotonda moderata da Anna Carfora, docente di Storia della Chiesa della Pftim, Sihem Djebbi – musulmana, esperta in Scienze politiche e Relazioni internazionali presso l’Università Paris Nord-Sorbonne, ha ribadito che «nel mondo musulmano diverse iniziative hanno dimostrato, in questi ultimi decenni, la crescente volontà di promuovere la pace mediante la valorizzazione delle letture pacifiste del Corano e della tradizione religiosa e la condanna di ogni tipo di estremismo». Nel mondo arabo – ha aggiunto ancora - il Marocco, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti, e, sul piano delle autorità religiose, l’istituzione egiziana di Al Azhar sono tra i più eminenti rappresentanti di questa tendenza.
«L’approccio è stato accompagnato della creazione di istituti e ministeri dedicati alla ricerca teologica in tal senso, ma anche al dialogo interreligioso, alla formazione degli imam e alla diplomazia religiosa del dialogo e della wassatiyya (concetto religioso traducibile come “moderazione”)». Tali iniziative di dialogo sono offuscate o addirittura represse dalla politica ufficiale di Stato e sono criticate da una parte del gruppo sociale/religioso di appartenenza. Da Sihem Djebbi l’ammissione che «stiamo vivendo, un momento di grande difficoltà nella costruzione della pace e del dialogo interreligioso, non solo nel Medio-Oriente ma anche oltre, per via dell’intensità delle connessioni emotive del resto del mondo. In particolare, nel dialogo del cristianesimo».
Perciò Giuseppina De Simone, coordinatrice della Specializzazione in Teologia Fondamentale presso la Pftim, in rappresentanza delle donne cristiane, ha sottolineato Il lavoro della Rete Teologica Mediterranea, che coinvolge teologi e teologhe delle cinque sponde del Mediterraneo e «che ci vede impegnati come sezione San Luigi, insieme all’intera Facoltà Teologica di Napoli, nella direzione della costruzione di percorsi di pace, ricercando i fondamenti e le condizioni che possono ritessere i legami tra i popoli».
«Una teologia - ha sottolineato la De Simone - che aiuta ad assumersi la responsabilità per la storia, oltre ogni rassegnazione».
Da Tamar Elad-Appelbaum, rabbina, fondatrice e leader spirituale di Kehilat Zion a Gerusalemme, (una comunità di ebrei israeliani), arriva un grido di aiuto: «Questi sono giorni di profondo dolore e tristezza. Dal 7 ottobre, tante vite e tanti cuori sono stati spezzati dalla violenza, dall'odio, dalla sofferenza e dalla disperazione. Molti hanno perso la speranza nell'umanità, molti si sentono abbandonati e soli».
In mezzo a questo fallimento umano, c'è un posto per la religione nella costruzione della pace? «Sì. Più che mai – afferma la rabbina - Perché questo è il compito di coloro che temono Dio e seguono le sue vie con umiltà, di coloro che credono, in mezzo all'abisso umano, che Dio è un faro eterno, che guida per sempre coloro che ascoltano, verso un futuro di parentela e di pace».
Nella seconda parte della tavola rotonda don Benedetto Di Bitonto, responsabile della comunità dei cattolici di lingua ebraica a Gerusalemme è stato intervistato da Filomena Sacco, docente di Teologia Morale.
Don Benedetto dal 2010 vive a Gerusalemme, nella comunità dei cattolici di lingua ebraica. È stato ordinato sacerdote nel 2019 e dal 2021 è incaricato della comunità cattolica ebreofona di Gerusalemme.
Da più di dieci anni la comunità guidata da don Benedetto è impegnata in un bet midrash (nella tradizione ebraica, un luogo in cui si studia insieme) interreligioso, avendo come partner la comunità “Sion”, fondata e guidata dalla rabbina Tamar Elad-Appelbom. In questi anni, a scadenza mensile, hanno studiato insieme, ebrei e cristiani, il Pentateuco, proponendo esempi esegetici di entrambe le tradizioni religiose, e nell’ultimo anno si stanno dedicando ai Salmi, sempre in duplice prospettiva.